De vulgari eloquentia
“Chiamiamo lingua volgare quella lingua che i bambini imparano ad usare da chi li circonda quando incominciano ad articolare i suoni; o, come si può dire più in breve, definiamo lingua volgare quella che riceviamo imitando la nutrice, senza bisogno di alcuna regola. Abbiamo poi un’altra lingua di secondo grado, che i Romani chiamarono «grammatica». Questa lingua seconda la possiedono pure i Greci e altri popoli, non tutti però: in realtà anzi sono pochi quelli che pervengono al suo pieno possesso, poiché non si riesce a farne nostre le regole e la sapienza se non in tempi lunghi e con uno studio assiduo.Di queste due lingue la più nobile è la volgare: intanto perché è stata adoperata per prima dal genere umano; poi perché il mondo intero ne fruisce, benché sia differenziata in vocaboli e pronunce diverse; infine per il fatto che ci è naturale, mentre l’altra è, piuttosto, artificiale. Ed è di questa, la più nobile, che è nostro scopo trattare.”De vulg. el. I, 1
Videolezione a cura di A. Cortellessa. CLICCA QUI.
La mappa dei volgari municipali secondo Dante:
Massimo Cacciari, Il bello del Volgare. Perché Dante diventa il profeta di una lingua viva, ”La Repubblica”, 11 dicembre 2012
“Ecco allora l’imperiosa necessità di costruire un volgare illustre – un volgare con cui potersi esprimere nelle accademie e nelle corti, nei tribunali e nella grande politica. Un volgare cardine del nostro comunicarci, che si innalzi sulle miserie municipali – non perché Dante abbia cessato di amare Firenze, anzi: la ama da esule ancora di più – ma proprio da esule ha imparato che le città vivono solo se universali, solo se la loro lingua è così potente da comunicare a tutto il mondo.
E la pantera?
“Il profumo fascinoso della pantera, che attrae gli animali tutti (fuorché il dragone), di cui poi la fiera si ciba, era un luogo comune della cultura medievale. […] Ma è importante ricordare come da simili rappresentazioni tradizionali dei bestiari erano già nate interpretazioni figurali a loro volta topiche; in particolare in due direzioni. Una religiosa, per cui la p. è Cristo e il dragone il demonio (punto di partenza sarà il particolare del risveglio dopo tre giorni) e una cortese, in cui la p. simboleggia il potere attrattivo della donna amata”. Dalla Voce “Pantera” dell’Enciclopedia dantesca Treccani.