Manfredi … è la figura simbolo del Purgatorio, come Farinata si può prendere a modello dell’uomo dell’Inferno: la salvezza dell’ultima ora [….] è una costante del Purgatorio. Sono tanti quelli che si salvano pentendosi all’ultimo momento. E così, tra questi, uno dei più grandi è Manfredi, che dopo una vita di peccati, come lui stesso dice ― “orribil furon li peccati miei” ―, con un movimento del suo cuore all’ultimo momento della vita si volge a Dio piangendo ― “io mi rendei, piangendo, a quei che volontier perdona” ― e si salva.
A. Maria Chiavacci Leonardi
Chi è Manfredi?
“Nato nel 1232, Manfredi, in seguito alla morte del padre Federico II (avvenuta nel 1250), si deve occupare del regno di Sicilia in qualità di reggente del fratellastro Corrado IV (1228-1254), erede ufficiale dell’Impero, trattenuto in Germania dalle contese legate alla successione. Ricordiamo che il regno normanno di Sicilia divenne parte dell’Impero germanico allorché Costanza d’Altavilla sposò Enrico VI Hohenstaufen (1165-1197), matrimonio dal quale nacque Federico II. Sedate le rivalità dei nobili tedeschi, Corrado scende in Italia e ristabilisce la propria autorità ai danni di Manfredi. Ma Corrado muore improvvisamente nel 1254 e Manfredi, in qualità di tutore del nipote Corradino, di soli due anni, riprende il controllo della Sicilia, di cui si fa incoronare re, nel 1258. Divenuto l’unico punto di riferimento dei Ghibellini italiani, partecipa alla battaglia di Montaperti (1260), che vede la vittoria dei Ghibellini ai danni dei Guelfi toscani. Per contrastare la Chiesa, Manfredi mette in atto una precisa strategia politico-matrimoniale che avrebbe dovuto garantire il rafforzamento della dinastia sveva nel Mediterraneo: sposa in seconde nozze una principessa bizantina e fa sposare alla figlia Costanza il futuro re Pietro III d’Aragona (1239-1285). Ma la Chiesa ha nel frattempo ottenuto l’appoggio del re di Francia Carlo d’Angiò (1226-1285), che scende in Italia in difesa del papa e sconfigge l’esercito di Manfredi a Benevento, il 26 febbraio 1266. Manfredi muore in battaglia e i suoi soldati lo seppelliscono sotto un cumulo di sassi all’estremità di un ponte sul fiume Calore. La località è però sotto la giurisdizione dello Stato della Chiesa e il papa Clemente IV (1265-1268) ordina al vescovo di Cosenza di disseppellire e disperdere i resti di Manfredi perché più volte scomunicato”.
I modelli:
– il re biblico Davide: «erat autem rufus et pulcher aspectu decoraque facie» [«era dunque biondo e bello d’aspetto e di nobile volto»] (I Samuele, XVI, 12);
– Chanson de Roland, la descrizione di Roland: «Bels fut e forz e de grant vasselage» [«Fu bello e forte e di gran nobiltà»] (v. 2278).
De vulgari eloquentia, I, xii, 4: «Illustres heroes Federicus Cesar et benegenitus eius Manfredus, nobilitatem ac rectitudinem sue forme pandentes, donec fortuna permansit, humana secuti sunt, brutalia dedignantes» «Gli illustri eroi Federico imperatore e il suo degno figlio Manfredi, mostrando la nobiltà e la rettitudine della propria anima, finché la fortuna rimase favorevole, compirono azioni degne di uomini, sdegnando quelle degne dei bruti».
La conversione:
“Quid factum est de anima regis Manfredi.
Post hec fuit in Apulia quidam obsessus a Dyabolo et loquebatur de diversis. Quem quidam interrogavit dicens: – Dic mihi si salvus est rex Manfredus. – Cui respondit Dyabolus: – Quinque verba salvarunt eum, sicut tibi dicet comes Henricus de illis quinque verbis. – Qui [ Enrico] respondit dicens: – Quando rex Manfredus cecidit in morte, ultima verba sua fuerunt ista: ‘ Deus propitius esto mihi peccatori’ -.”
Giacomo d’Acqui, Chronicon imaginis Mundi, inizio XIV sec.
La battaglia di Benevento: 26 febbraio 1266
PAOLO GRILLO, L’ Aquila e il giglio. 1266: la battaglia di Benevento, Salerno ed., 2015
Una sintesi del canto III